Amare cosi tanto la bambola più famosa al mondo, ovvero la Barbie, a tal punto di diventare come lei: è il caso della modella russa Angelica Kenova.
Bionda, occhi azzurri e labbra carnose, fin dalla tenera età la giovane ventiseienne è stata cresciuta dai propri genitori a immagine e somiglianza della donna di plastica. La Barbie umana vive a Mosca, con i genitori, i quali ne hanno deciso l’intera esistenza.
Angelica, come ha affermato in una sua intervista al MailOnLine “non sa cosa sia la vita reale”: tutta la sua esistenza al momento infatti è dedicata al mondo rosa di Barbie, anche se ha ammesso di desiderare una famiglia normale un giorno e anche un bambino. L’unico muro da superare è quello dei genitori, i quali vogliono avere parola anche sulla scelta del suo futuro Ken.
“I miei genitori mi hanno cresciuta come una principessa e non mi lasciano uscire, o avere appuntamenti con i ragazzi e fare le esperienze che si fanno alla mia età”. Gli stessi padre e madre che le hanno imposto la pettinatura, il look, e che la sottopongono ogni giorno ad esercizi fisici che le permettono di mantenere una vita sottilissima, appena di 50 cm, rassodare i glutei e mantenere un peso bassissimo.
E nonostante ad una prima occhiata si possa pensare che in effetti qualche parte della bella Angelica sia “made in plastica”, sia lei che i suoi genitori negano l’intervento del bisturi, affermando che quello che si vede è naturale al 100%.
Quello che rattrista è vedere una ragazza, la quale non ha un minimo di controllo sulla propria vita, trasformata in un ideale estetico di bellezza fatto interamente di plastica dai propri famigliari.
La russa non è l’unico caso di Barbie umana al mondo. Valeria Lukyanova ha modellato il suo corpo sottoponendosi a numerose operazioni per assomigliare a quell’ideale di donna con cui tante bambine sono cresciute. Ma questo fenomeno non riguarda solo l’universo femminile: Rodrigo Alves, giovane di 30 anni, ha speso 230 mila euro in chirurgia estetica per trasformarsi nel corrispettivo maschile, ovvero Ken.
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