Fabri Fibra al secolo Fabrizio Tarducci intervistato dal Corriere della Sera ripercorre i 10 anni trascorsi dalla pubblicazione del suo “Tradimento” del 2006.
Con occhio critico si rivede e si rispecchia nel Fibra che era e commentando la modernità e innovazione dei suoi scritti che all’epoca furono uno choc per la società tanto diversa da quella di oggi dice che la fama gli sta stretta, i riflettori non sono per lui.
Assistiamo quotidianamente a episodi di violenza domestica, di massa, stragi in nome della religione o di un diverso punto di vista e sembriamo quasi inebetiti, impotenti davanti a tanta crudeltà, ma quando 10 anni fa i testi dell’album “Tradimento” trainato dal singolo “Applausi per Fibra” scossero l’Italia benpensante e quasi sonnolente, si urlò allo scandalo.
In realtà, dice il rapper di Senigallia, ha solo anticipato i tempi, tutto l’odio e il malessere che urlava nei suoi testi non ha tardato a palesarsi più in grande dopo pochi anni con il fenomeno degli “haters“, ovvero coloro i quali null’altro fanno che esprimere odio nei confronti di un determinato soggetto in spazi di discussione pubblica, specialmente sul web e i social network.
Da lì nacque il rap italiano, si certo, c’erano già gli Articolo 31 e J Ax, c’era Jovanotti, ma non era lo stesso suono, non era lo stesso messaggio.
A Fibra si deve la coerenza e la limpidezza di essere ciò che è dentro e fuori la sua musica.
È giusto approfittare dell’anonimato del web per poter dire ciò che si vuole senza filtri o anche su internet è necessario rispettare le buone maniere?