Una volta esistevano i pedinamenti, per tradire dovevi uscire di casa, ma con le nuove tecnologie spesso e volentieri i tradimenti avvengono via smartphone.
A molti sarà capitato di spiare tra gli effetti personali del partner con l’intento di scoprire un tradimento.
Scontrini, ricevute, orari e appostamenti, non sono più questi i campanelli d’allarme per i partner traditi ma lo smartphone. Chi mette la password, chi un codice numerico, chi lo tiene sempre con sé ma capita a volte di non far caso ai gesti che si fanno e che potrebbero costare una sonora multa quando non la galera.
Il caso finito in Cassazione e quindi reso definitivo da questa sentenza, è di un uomo sposato che in un impeto di gelosia per trovare prove del tradimento della moglie, le ha strappato di mano lo smartphone per leggere i suoi messaggi, le chat e le telefonate in entrata ed uscita.
A tal proposito i giudici si sono pronunciati a sfavore dell’accusato reo di rapina a tutti gli effetti non solo perché violava il diritto alla riservatezza incidendo sul bene primario dell’autodeterminazione della persona nella sfera delle relazioni umane ma anche perché l’oggetto era particolarmente aderente al corpo del possessore e la violenza si era dunque estesa necessariamente alla persona, dovendo quindi il soggetto vincerne la resistenza e superare la forza.
Dunque attenzione a tutti i gelosi, uomini e donne, la posta in gioco in questi casi non è solo il cuore ma anche la libertà.