È stata una lunga odissea quella vissuta da una donna padovana di 41 anni rifiutata in ben 23 ospedali a seguito della sua richiesta di interruzione di gravidanza.
“Mi domando che senso abbia promuovere una legge per dare diritto di scelta e poi non si mette nessuno nelle condizioni di farlo. Lo trovo offensivo, inutilmente doloroso. Una struttura pubblica doveva darmi garanzia dell’applicazione della normativa“, ha commentato la donna nel corso di un’intervista a Il Gazzettino.
Quando si è recata presso l’ospedale di Padova, si è sentita dire che non c’era posto e che gli obiettori sono numerosissimi, di conseguenza le è stato consigliato di rivolgersi altrove. A questo punto inizia il suo estenuante giro presso i vari nosocomi di provincia.
Non ottenendo esito positivo decide di contare la Cgil. “Solo loro mi hanno dato una mano a sbloccare la situazione, peraltro all’ospedale Padova, la prima struttura dove mi avevano detto che non c’era posto“.
La donna riesce ad abortire poco prima dello scadere dei fatidici novanta giorni. “Non dimenticherò mai la mancanza di professionalità e di umanità che ho vissuto sulla mia pelle“.
In seguito la vicenda i Nas hanno disposto delle verifiche per accertare le motivazioni per cui in così tante strutture della Sanità del Nord Est non sarebbe stato garantito regolarmente il diritto previsto dalla legge 194.