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Cortina D’Ampezzo dice ancora no alla parità tra uomini e donne

Le Regole, antico istituto per la gestione dei pascoli comuni nella valle veneta, mettono un freno all’emancipazione femminile. Successione solo ai figli maschi

Ancora una volta Cortina D’Ampezzo dice no alla proposta di cambiamento delle norme per garantire la parità tra uomini e donne all’interno delle Regole, le comunità che gestiscono le proprietà collettive di pascoli e boschi nella valle veneta.

L’organizzazione delle Regole prevede che “le terre non possono essere vendute, né sono soggette a mutamenti di destinazione: è un patrimonio naturale, culturale ed economico da trasmettere ai figli dove uso conservativo e produttivo coincidono“. Ma quando si legge figli, si intendono solo i maschi: le donne sono escluse.

In questo modo tutti i figli maschi hanno il privilegio di sottrarre alla sorella, anch’ella nata in una delle famiglie originarie di Cortina, ogni diritto alla successione. Privilegio che però potrà esercitare solo alla morte del padre, rispecchiando così il carattere ancora totalmente conservatore delle Regole.

Occorre dire che in alcune Regole la voglia di cambiamento si sente, dato che la proposta di emancipazione di donne e giovani è stata bocciata per due voti soltanto, con l’appoggio al cambiamento che ha ricevuto il 65 per cento complessivo dei consensi. Al voto, che si svolge a scrutinio segreto, hanno preso parte anche alcune donne: la successione può passare a loro solamente nel caso in cui non via sia più in vita alcuna discendenza maschile.

La battaglia delle donne ampezzane non è isolata ai soli diritti di proprietà delle terre, ma anche ad esempio all’assegnazione di appartamenti realizzati dalle Regole in edifici di loro proprietà, che anche in questo caso riguarda solo i figli maschi.

Stanche di questo regolamento che definiscono “da Medioevo”, le donne di Cortina hanno iniziato una battaglia per ottenere la parità all’interno delle Regole.