Torna alla ribalda un vecchio dibattito di cui si è sempre discusso, ovvero gli effetti che la pornografia in rete può avere sulla salute.
La discussione ha ripreso vigore negli Stati Uniti a seguito l’iniziativa di una hostess che ha chiesto ad un passeggero di 30 anni, che visionava un filmato hard sul proprio smatphone, di cambiare posto. Il motivo è legato all’imbarazzo di una sedicenne sedutagli accanto.
Le principali accuse che vengono rivolte alla pornografia sono quelle di promuovere la violenza, distruggere il matrimonio, creare dipendenza. Dall’alto c’è chi invece sostiene che la stessa aggiunge brio al rapporto e talvolta può fungere come valvola di sfogo.
Una revisione, pubblicata sul Journal of Sexual Medicine da William Fisher e Taylor Kohut dell’University of Western Ontario, sottolinea come non via sia una stretta correlazione tra pornografia e comportamenti aggressivi o violenti nei confronti delle donne.
Secondo Emmanuele Jannini, professore di Endocrinologia e Sessuologia all’Università Tor Vergata di Roma, il problema si pone quando non vi è più distinzione tra finzione e realtà. In questo caso i soggetti più a rischio sono i preadolescenti. “La pornografia, tanto quella tradizionale quanto quella online, – afferma Jannini – rappresenta per loro un territorio inesplorato. È questo il momento in cui la scuola o la famiglia deve intervenire, senza alcuna forma di moralismo, per chiarire che si tratta di una visione distorta della sessualità”
Oltre a questa fascia di età si registrano rari casi di dipendenza o cambiamenti nel proprio stile di vita. “Certo, esistono casi di dipendenza, ma in numero trascurabile – continua il professore – il soggetto si trova in uno stato di alienazione: non è in grado di vedere il mondo per com’è fatto realmente“.
Per Jannini quindi, la volontà di censurare la pornografia è legata più al desiderio di porre un limite alla libertà di informazione garantita dalla rete, sfruttando un tema moralista come in questo caso, poiché non esistono delle prove scientifiche in merito gli effetti negativi.