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Torino: figlio di due madri, non può essere registrato all’anagrafe

È diventato un caso quello della consigliera comunale di Torino, Chiara Foglietta, che non ha potuto registrare la nascita del figlio all’anagrafe. Ecco perché

La consigliera comunale del Pd di Torino, Chiara Foglietta, è stata invitata dall’anagrafe in cui si era recata per registrare la nascita del suo bambino, avvenuta di recente, a dichiarare il falso, ossia che fosse figlio di una ragazza madre.

Gli uffici hanno respinto la sua richiesta nel momento in cui hanno visto che le madri erano due: l’altra mamma del bambino infatti è Micaela Ghisleni.

Siamo andate all’ufficio di Stato civile – racconta Chiara Foglietta – ma quando hanno visto che le mamme sono due ci hanno detto che loro non potevano registrarlo. Ci hanno mandate in Comune e anche lì ci hanno in sostanza chiesto di dichiarare il falso. Io non intendo farlo, mio figlio ha il diritto di inchiodare le sue due mamme alle loro responsabilità. È il solo modo che ho per occuparmi del suo presente“.

Non solo: non è stata nemmeno accettata la dichiarazione da parte della sola Chiara che ha comunicato come il figlio sia stato concepito a seguito di tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo con gamete maschile di donatore anonimo, così come precisato nella sua cartella clinica.

So che non può essere un dipendente dell’anagrafe ad assumersi questa responsabilità – afferma la consigliere del Pd – ma poiché sono stata in Sala Rossa fino a tre giorni prima di partorire, mi sarei aspettata che la sindaca, che mi ha inviato un mazzo di fiori in ospedale, o l’assessore alle pari opportunità, Marco Giusta, che conosco da dieci anni, risolvessero la questione come gesto politico“.

Ma va detto come i dipendenti dell’anagrafe si siano attenuti solo ad osservare quanto previsto dalla legge così come spiega lo stesso legale che sa seguendo la coppia, Alexander Schuster: L’anagrafe usa le formule previste dal ministero nel 2002. Queste ignorano completamente la riproduzione assistita, anche in contesti di coppie di sesso diverso, o donne senza partner, e obbligano a dichiarare che la nascita deriva da ‘un’unione naturale (cioè dal rapporto sessuale) con un uomo’, di cui si può non fare il nome, ma che si garantisce non essere né parente né nei gradi di parentela vietati dall’ordinamento italiano“.