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Perché i giovani d’oggi hanno difficoltà a lasciare i genitori?

Andare via di casa risulta essere sempre più difficile per i giovani d’oggi, che tendono a restare con i propri genitori anche fino ai 30 ed oltre. Ma perché?

Com’è cambiato il rapporto tra genitori e figli negli ultimi anni? Da dove proviene tutta questa protezione verso i propri ragazzi?

Cinquanta anni fa la situazione era ben diversa da quella attuale. I propri figli venivano cresciuti con una filosofia completamente diversa, senza eccessi di accudimento.

Prima, di fronte ad un ostacolo, si tendeva a lasciare il proprio figlio ad affrontarlo da solo, cercando di aiutarlo solo in caso di reale bisogno. Inoltre, se un bambino commetteva qualche sbaglio o tornava a casa con una nota scolastica, veniva prontamente messo in punizione a differenza di oggi, dove c’è la tendenza di prenderne le difese in qualsiasi situazione. 

Questa filosofia di crescita proviene da una mutazione nel modo di pensare dei genitori, i quali adesso considerano il proprio figlio come una persona che deve essere perfetta, accudita e tenuta stretta il più possibile.

Se da una parte questo ha reso un po’ tutti i ragazzi come dei “mammoni”, dall’altra esiste anche la difficoltà, da parte dei figli, di riuscire ad andare via di casa una volta raggiunta la maggiore età. Infatti, l’età media di uscita di casa, in Italia, è in continua crescita ed è salita, rispetto al 2006, fino a 30-31 anni.

Da una parte, la difficoltà per un ragazzo di trovare lavoro lo costringe a rimanere accudito dalla stabilità economica di papà e mamma.

Dall’altra parte, però, c’è anche chi avrebbe la possibilità ma si scontra con la barriera messa su dai propri genitori, e questo fattore potrebbe essere sicuramente collegato alla nuova filosofia di crescita intrapresa dalle famiglie.

Qual è la tua opinione in merito questa condizione?