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L’amore e l’arte: una coraggiosa accettazione della vita

Cosa succede quando due grandi autori ci parlano di matrimonio e di relazioni umane all’interno delle loro opere? Ecco cosa hanno scritto in merito

L’amore e l’arte vengono equiparati da Thomas Mann nel libro “Lettera sul Matrimonio” che lui scrisse nel 1925, intendendo entrambi come la massima espressione dello spirito umano.

Mann parla di matrimonio come arte, partendo dal senso di “artigianato”, perché per essere costruito (ebbene si, si costruisce) occorre avere attitudine, passione, i giusti attrezzi, originalità, materiali, sarà necessario sporcarsi le mani ogni giorno e rischiare ferite più o meno profonde e serviranno sacrifici.

Michelangelo, ad esempio, vedeva in un enorme blocco di marmo le sue opere perfette, sulle quali lavorava a lungo e pazientemente, fino a togliere tutto ciò che non era necessario, fino a lasciare solo l’indispensabile.

E in merito al rapporto?

La relazione che funziona è quella in cui la vita si dà.

La poetessa francese M. Delbrêl affermava che la vita è fatta per esplodere, è fatta per andare più lontano e per farsi dono, poiché conservandola tutta per sé, si finisce con il soffocarla. E la vita che si dà che fa miracoli, perché dopo il mondo non sarà più quello di prima.

Una relazione giusta e sana, è quella in cui le due metà si incastrano in modo sublime, viceversa, in mancanza di questo, uno dei due perderà la vitalità; il rapporto finirà con l’essere solo un ripiego e non una scelta consapevole.

In questo caso, non si parla di amore, ma del verificarsi di uno spreco di se.

L’amore pretende prima di tutto che ci sia il rispetto di se, e successivamente di ogni essere coinvolto in modo più o meno diretto, nelle proprie scelte.