Avviare una start up è emozionante e coinvolgente, tuttavia si tratta di dedicarle dalle 12 alle 15 ore giornaliere.
Non si tratta del comune lavoro, richiede impegno, spostamenti, viaggi, serate fuori e pubbliche relazioni.
Ci domandiamo se sia un tipo di attività che possa essere svolta solo da giovanissimi o da single convinti, perché nella vita di uno startupper non rimane tempo da dedicare a un partner o agli impegni familiari.
Se invece si decide di non rinunciare a niente, il rischio che si corre è quello di incorrere in un mental load.
Quando si soffre di mental load?
Si tratta di una condizione della mente sempre più comune tra i lavoratori e si manifesta in un forte disagio e uno stress, che vietano l’evoluzione positiva del percorso lavorativo e della possibilità di fare impresa quando si parla di start up.
Si patisce il mental load quando l’esecuzione dei compiti e la gestione familiare sono costantemente presenti nella testa. Chi ne soffre di più sono le donne, le quali adempiono a oltre il 70% dei doveri domestici, al 65% di quelli di genitore: tutto questo si ripercuote sul lavoro.
Il mental load riduce l’efficienza, rallenta lo svolgimento dei compiti, comporta perdita di concentrazione e affaticamento, ripercuotendo tutto questo sulla carriera lavorativa. Le ripercussioni sono devastanti anche dal punto di vista relazionale.
Come porre rimedio al mental load?
La soluzione è insita in forme di telelavoro e di smart working che sono sempre più diffuse, per permettere di affrontare meglio i doveri. Decidere gli orari durante la giornata, è un grande aiuto per riuscire a svolgere mansioni lavorative ed avere una vita privata.
Nelle start up capita di creare un clima di fratellanza e cooperazione, che permette di far fronte alle problematiche, chiedendo aiuto quando non riusciamo a gestire tutto autonomamente.
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