In una società in cui il sesso è sempre meno visto come un tabù e nella quale si parla di sessualità in Tv, radio e social network vari, aumenta l’attenzione dello stato verso i soggetti diversamente abili e il loro diritto di soddisfare i propri impulsi sessuali.
Nonostante sia opinione diffusa e condivisa che anche i disabili abbiano una loro sessualità, che necessita di uno sfogo naturale, in Italia lo Stato sembra non avere preso ancora le misure adatte, ignorando quello che è un vero e proprio bisogno primario.
In Svizzera, invece, questo tema non crea più disagi, grazie alla diffusione della figura dell’assistente sessuale per disabili, divenuta una vera e propria professione, vista come un grande progresso sociale per la diversità.
L’assistente sessuale offre sollievo alla sessualità di una categoria di cittadini che spesso trova difficoltà insormontabili nell’avere una vita sentimentale e, di conseguenza, una erotica.
Negli ultimi giorni anche il presidente francese Macron e il segretario per la disabilità francese Sophie Cluzel, hanno espresso la necessità di riconoscere ai disabili il loro diritto alla vita sessuale.
È stato rotto così il silenzio su un argomento ancora tabù in molti paesi ed è stata accesa la speranza che l’evento possa servire d’impulso, affinché si inizi a parlarne anche in Italia, dove i diversamente abili non possono avere la vita sessuale che auspicano.