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Coppia omosessuale: un solo cognome per il figlio

È ufficiale: sull’atto di nascita di figli generati con i metodi di procreazione assistita si può menzionare solo la madre naturale, anche nelle unioni omosessuali

Il tema della procreazione assistita è ormai da tempo oggetto di legislazione, che regolamenta la registrazione dei dati anagrafici del neonato anche in caso di unioni omosessuali.

A suscitare la curiosità di molti è stato però il caso di una coppia lesbo veneta, che ha fatto ricorso per richiedere la presenza dei loro cognomi nell’atto di nascita. Il loro avvocato ha presentato la richiesta alla Corte di Cassazione di Venezia, la quale ha risposto, confermando la decisione già presa sul caso di due donne gay dal Tribunale di Treviso, che aveva dato ragione all’ufficiale di Stato Civile.

Tutto è partito quando la bambina, concepita in Spagna mediante PMA, è venuta alla luce. Al momento della consueta registrazione in Municipio, l’impiegato di turno si era rifiutato di inserire i dati della “madre intenzionale”, considerando solo quelli della madre naturale.

Secondo le leggi italiane, infatti, soltanto le coppie etero hanno il diritto di ricorrere alla fecondazione assistita, come rimedio estremo ad un’accertata condizione di infertilità.

Il tema mette in rilievo la differenza tra la finalità del concepimento indotto e quella dell’adozione. La prima pone il focus sul diventare genitori, mentre la seconda sul trovare una famiglia ai bambini orfani.

Ma sarà veramente così? Giuridicamente parlando, sì.