Sembra banale evidenziare come, rispetto a qualche anno fa, la nascita e distribuzione degli smartphone abbia dato vita ad una reale rivoluzione dello stile di vita di tutti.
Sempre più persone sentono l’esigenza incondizionata di connettersi on line in qualsiasi momento del giorno e della notte e di restare disponibili e aggiornati in te,mpo reale.
Questo bisogno si intensifica durante il lockdown, quando l’utilizzo di Internet è diventato un vero palliativo ad ansia e stress causato dall’isolamento forzato.
La nomofobia (no-mobile-phone-fobia) ha destabilizzato soprattutto la vita di tutte quelle persone che sono ancora in cerca dell’anima gemella e che, vivendo da sole, sono state costrette a rinchiudersi nella loro casa e ad entrare in contatto con il mondo solo attraverso il web.
L’essere nomofobici è una caratteristica che rappresenta un poco tutti, visto che un poco tutti toccano il cellulare oltre 2.000 volte al giorno e sentono l’esigenza di leggere le notifiche senza doverle o porterle rimandare ad un altro momento.
Avere uno smartphone e di conseguenza una connessione equivale ad essere in contatto con gli altri; viceversa rimanerne privati significa restare in isolamento. Un senso di disagio che con il lockdown e le disposizioni a zone di vario colore ha aumentato le distanze fisiche e di conseguenza incrementato il bisogno di contatti esterni.
La comprensibile risposta di una società già strettamente legata al suo prezioso apparecchio intelligente è stata appunto l’aumento della nomofobia, fenomeno che secondo gli esperti è possibile combattere praticando attività che possano distrarre l’attenzione dall’apparecchio mobile.
In questo modo si potrà rinforzare il comportamento autonomo focalizzandosi sul contatto e anche su se stessi, soprattutto ora che il tempo per farlo non manca.