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Aborto Farmacologico: Cos’è e Come Funziona

Oggigiorno, moltissime donne in stato interessante prendono la decisione di interrompere la loro gravidanza per via di circostanze poco favorevoli o altre cause. Ci sono diversi tipi di aborto, l’aborto farmacologico è uno di questi: vediamo in dettaglio di cosa si tratta!

Cos’è l’Aborto Farmacologico

L’aborto farmacologico è l’interruzione di gravidanza effettuata per mezzo dell’ausilio di farmaci specifici.
Tale tipologia di aborto è nota anche come aborto chimico o medico e, data la sua efficacia, viene proposto come opzione migliore nel caso in cui la donna incinta sia decisa a intraprendere questa procedura durante le prime settimane di gestazione.

I farmaci che vengono somministrati al fine di eseguire tale pratica vengono definiti abortivi, dato che inducono le contrazioni dell’utero per agevolare la naturale espulsione dell’embrione.

Secondo il regolamento italiano, tuttavia, si tratta di un trattamento medico-sanitario che deve essere eseguito in cliniche certificate o in ospedali autorizzati; inoltre, i farmaci che vengono adoperati sono ad uso esclusivamente ospedaliero o clinico e devono essere prescritti soltanto da personale medico specializzato in questo settore.

In particolare, l’aborto farmacologico indotto dai farmaci somministrati durante la procedura favorisce il distacco del sacco embrionale, corroborato anche da un farmaco prostaglandinico che ha lo scopo di dare il la alle contrazioni uterine.

Alcuni cenni legislativi in merito alla pratica sono doverosi: secondo la legge 194, la procedura è correttamente regolamentata e consentita in Italia.

I membri del personale medico che si pongono come oppositori della pratica possono essere obiettori di coscienza: in questo caso, possono rifiutarsi di prescrivere e di somministrare i farmaci che portano all’aborto.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha sancito che l’obiezione di coscienza non può essere sfruttata durante l’espulsione dell’embrione, dato che in quel momento concitato il medico è vincolato dal giuramento di Ippocrate a prestare soccorso alla paziente.

In definitiva, nel caso in cui una donna abbia assunto i farmaci relativi all’aborto farmacologico, il personale medico presente durante la procedura deve obbligatoriamente fornire assistenza sanitaria ed emotiva alla paziente, nonostante siano obiettori di coscienza.

Vediamo ora i luoghi autorizzati per l’esecuzione di questa pratica medica piuttosto delicata.

Dove Fare l’Aborto Farmacologico

Come già menzionato precedentemente, l’aborto farmacologico viene eseguito in speciali strutture ospedaliere approvate e certificate.
Per poter accedere a tale procedura, è necessario recarsi in un consultorio familiare, dal medico di famiglia, dal ginecologo o in una struttura che esegue l’interruzione volontaria di gravidanza.

Dove fare l'aborto farmacologico

In uno di questi siti, le pazienti sostengono un colloquio volto a certificare la loro decisione definitiva di interruzione di gravidanza e una visita ginecologica finalizzata alla valutazione dello stato clinico dell’apparato genitale.

Inoltre, in questa sede le pazienti ricevono informazioni più o meno dettagliate sul comportamento che devono adottare durante e dopo la procedura, sulle indicazioni del farmaco che assumeranno e sulle modalità alternative di aborto che restano a loro disposizione.

Tutto questo verrà specificato e certificato in un apposito documento che attesta la richiesta della paziente di interrompere la gravidanza farmacologicamente: questo comporta la presa visione degli effetti collaterali del farmaco abortivo che verrà somministrato.

Il primissimo farmaco, il mifepristone, viene somministrato direttamente nell’ambulatorio o nella struttura nella quale si trova la paziente, mentre il secondo farmaco, le prostaglandine, verrà somministrato dopo 3 giorni.

Dopo circa 2 settimane, la donna si dovrà sottoporre ad una visita di controllo per verificare il suo quadro clinico dopo la procedura effettuata.

L’aborto farmacologico ha comunque delle tempistiche:

Aborto Farmacologico Alla 7 Settimana

L’aborto farmacologico è una modalità a cui si può ricorrere soltanto nel caso la donna voglia interrompere la gravidanza in corso durante le 7-9 settimane.

La deadline di questa procedura, pertanto, è propria la 7° settimana, la quale corrisponde al quarantanovesimo giorno successivo al primo giorno del ciclo mestruale appena passato.
In questo, la scelta dei farmaci abortivi è oculatissima e ben ponderata: infatti, alcuni farmaci vengono indicati solamente per procedure oltre il terzo mese di gestazione.

Chiaramente, nel caso in cui la procedura venga eseguita in corrispondenza della 7° settimana, il medico ha l’obbligo morale di informare la paziente di tutti i potenziali rischi a cui potrebbe andare incontro dopo l’effettuazione della pratica; oltre a ciò, il medico deve verificare che non ci siano controindicazioni o restrizioni che limitino l’uso dei farmaci abortivi nella paziente che ha in cura, onde evitare complicazioni di sorta durante la procedura.

Tuttavia, grazie ai dati raccolti finora circa il risultato della pratica, si evince che l’aborto farmacologico eseguito in strutture competenti ha portato ad una perfetta riuscita generale, anche grazie all’invasività pressoché nulla rispetto a quella dell’aborto chirurgico.

Le complicanze e gli effetti collaterali rimangono molto rari, nonostante si possano verificare in qualsivoglia momento e per qualsiasi paziente.

Vediamo quali sono le…

Tempistiche dell’Aborto Farmacologico

Le tempistiche dell’aborto farmacologico, come già menzionato, sono abbastanza ridotte, grazie all’esecuzione abbastanza facile della procedura.

Tempistiche aborto farmacologico

L‘intera durata della pratica risulta essere di 2 settimane, spalmate tra reale effettuazione e visita di controllo post-procedurale: nello specifico, dopo la somministrazione del primo farmaco, si attendono circa 2 giorni per somministrare il misoprastolo, il secondo farmaco.

Dopo circa 2 settimane dalla fine della pratica, la paziente è tenuta a effettuare una visita di controllo per verificare l’avvenuta espulsione del prodotto del concepimento.

Nelle tempistiche di un aborto farmacologico, tuttavia, si potrebbe includere tutto quello che potrebbe accadere dopo la procedura: ad esempio, la paziente potrebbe avvertire un sanguinamento che potrebbe estendersi fino a 10 giorni dalla procedura, con conseguente dolore e contrazioni.

Questo incrementa inevitabilmente l’intera durata del trattamento, il quale si assesta nell’ordine delle 3 settimane, comprensive anche degli effetti collaterali della pratica.

Veniamo a questo punto ad una sezione molto particolare della nostra disamina: quali sono i costi dell’esecuzione di un aborto farmacologico e che dire del divario con le spese da sostenere per le altre modalità di aborto?

Costo Dell’Aborto Farmacologico

In Italia, il prezzo onnicomprensivo della procedura guidata e farmacologica di aborto, compreso di degenza e effettiva esecuzione, si assesta intorno ai 750 €.

Costo aborto farmacologico

Gli altri Paesi europei, tuttavia, utilizzano costi leggermente differenti rispetto a quelli italiani: ad esempio, in Belgio il solo prezzo del farmaco adoperato per l’aborto farmacologico varia dai 60 ai 65 €, mentre in Spagna il costo della stessa pillola si assesta sui 62 €.

Un aborto farmacologico nelle cliniche statunitensi, per contro, implica un costo che oscilla tra i 200 e i 350 €, comprensivo di visite, test ed esami di routine; nonostante ciò, l’impiego della RU486, il nuovo farmaco abortivo che negli ultimi tempi sta trovando una sempre più larga applicazione, potrebbe decrementare il prezzo generale di un aborto tradizionale, al quale bisognerà detrarre i costi della degenza di almeno 1 giorno, oltre a quelli della sala operatoria.

Insomma, l’aborto farmacologico resta un’importante soluzione al vaglio delle donne incinta che hanno deciso di interrompere la loro gravidanza: la poca invasività, l’alta percentuale di riuscita e i pochissimi effetti collaterali incentivano moltissime pazienti a ricorrere a questa modalità.

Tuttavia, resta di vitale importanza ricorrere a strutture certificate, autorizzate e pienamente competenti, fatte da personale medico-sanitario qualificato e professionale, il quale si occupi di fornire supporto psicologico e fisico alla paziente durante e dopo la procedura, in modo tale che questo delicatissimo trattamento possa riuscire nel migliore dei modi.