Una nuova indagine è stata condotta in Italia circa il tema dell’aborto e l’accesso al servizio.
Come si evince dai dati raccolti dall’associazione Coscioni e dal loro progetto “Mai Dati”, in molti posti d’Italia l’interruzione di gravidanza è limitatissima o addirittura impossibile.
Su 161 strutture che hanno fornito pubblicamente i propri dati, sono 31 le strutture che presentano il 100% dei medici ginecologi, infermieri, operatori sociosanitari e anestesisti obiettori di coscienza, quasi 50 strutture dove gli obiettori sono oltre il 90% e più di 80 strutture con un tasso di obiettori che supera l’80%.
Stando alla legge 194 del 1978 una donna dovrebbe poter interrompere la propria gravidanza volontariamente nei primi 90 giorni per motivi di diversa natura: per condizioni economiche, in caso di serio pericolo di natura fisica o psichica, in caso di previsioni di anomalie o malformazioni del feto o in base alle circostanze in cui era avvenuto il concepimento.
Ma a 44 anni dall’entrata in vigore della legge, rimangono ancora delle zone d’ombra, dove intervengono gli obiettori di coscienza e dove la norma è mal applicata o addirittura ignorata in molte aree dell’Italia.