La concezione della famiglia fondata sul matrimonio è ormai superata. Sia la giurisprudenza che la legge hanno ampliato il concetto di unità familiare, estendendolo anche alle coppie che convivono esclusivamente in nome di un legame affettivo stabile e duraturo.
Cosa vuol dire? Che tutti coloro che abitano sotto lo stesso tetto, ma che non hanno sancito la propria unione davanti alla legge, possono rivendicare particolari diritti e devono ottemperare alle proprie responsabilità.
Ma vediamo più a fondo…
Cosa Significa Coppia di Fatto?
È possibile distinguere almeno tre tipologie di famiglia: quella in cui la coppia ha deciso di sposarsi; i conviventi che hanno registrato la propria unione in Comune; coloro che non hanno formalizzato la loro coabitazione. Questi ultimi formano una coppia di fatto.
Coppia di Fatto Significato
Dal punto di vista giuridico, per coppia di fatto si intende una coppia formata da due persone conviventi, la cui unione non è confermata dalla registrazione, presso il municipio di appartenenza, di alcun contratto di convivenza. Si tratta, quindi, di due persone che hanno deciso di suggellare i propri sentimenti avviando una convivenza.
Coppia di fatto: definizione
La coppia di fatto sussiste quando la coppia in questione è formata da “due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile”.
La Coppia di Fatto in Italia e La Legge al Riguardo
L’esistenza della coppia di fatto è legge dal 2016. Fino a qualche anno fa, la legge italiana disciplinava e tutelava soltanto le famiglie fondate sul vincolo del matrimonio.
A partire dal 2016, con la legge Cirinnà, anche il nostro Paese ha finalmente riconosciuto i diritti e i doveri delle cosiddette coppie di fatto, offrendone una definizione tesa a valorizzare l’esistenza di un legame affettivo stabile e duraturo.
Tuttavia, nonostante siano già passati sette anni dall’entrata in vigore della legge numero 76 del 20/05/2016, ad oggi sussistono ancora parecchie lacune in termini di tutela. Partiamo da un assunto fondamentale.
Domande del tipo “come fare a diventare coppia di fatto” o “quanti anni ci vogliono per diventare una coppia di fatto” sono completamente errate, in quanto, per essere riconosciuta come tale, una coppia non deve compiere alcuna operazione, né effettuare nessun tipo di richiesta ufficiale. Vale la pena notare, quindi, come lo stato civile di tutti coloro che costituiscono una coppia di fatto in Italia sia libero, non essendo legati da alcun vincolo di natura legale.
Analizziamo adesso quali sono i…
Diritti e Doveri di Una Coppia di Fatto
In una coppia di fatto, i diritti e i doveri sono simili a quelli esistenti nelle coppie sposate, nonostante alcune eccezioni. Come accennato in precedenza, le coppie di fatto sono composte da persone che hanno deciso di convivere e di non formalizzare la propria unione, né attraverso il matrimonio, né registrandosi come conviventi presso il Comune di appartenenza.

- Una delle questioni principali è quella relativa al diritto del partner di restare nella stessa casa anche dopo la fine della relazione. La giurisprudenza ha cercato di dirimere questa situazione una volta per tutte, facendo riferimento soprattutto al buon senso. Se l’abitazione in cui ha avuto luogo la convivenza è di proprietà esclusiva di uno dei due partner, una volta terminata la relazione, il partner proprietario dell’immobile non potrà mandare immediatamente via di casa l’altro. A quest’ultimo, infatti, andrà concessa la possibilità di prolungare la coabitazione finché non avrà trovato un’altra sistemazione degna di questo nome.
- Un’altra questione spinosa è quella relativa all’affitto della casa in cui la coppia vive. Se la casa in cui i due partner hanno convissuto è in affitto, alla morte di uno dei due conviventi l’altro avrà il diritto di subentrare nel contratto fino alla sua naturale scadenza.
- Se uno dei conviventi perde la vita in un incidente stradale causato da terzi, il partner ha diritto ad essere risarcito allo stesso modo di un coniuge. Per ottenere il diritto al risarcimento è necessario provare la stabilità e la continuità nel tempo della convivenza.
- Può capitare che al termine di una relazione, uno dei due partner chieda all’altro la restituzione di eventuali somme di denaro o regali. Una richiesta di questo tipo viene considerata infondata dalla giurisprudenza, in quanto ogni versamento di denaro a favore del partner configura soltanto l’adempimento di un obbligo naturale, espressione della solidarietà tra due persone unite da un legame stabile e duraturo (sentenza numero 1277/2014).
- Tra i diritti fondamentali dei componenti della coppia, figura quello per cui ognuno dei due partner deve essere rispettato dall’altro. Il reato di maltrattamento in famiglia sussiste anche nel caso delle coppie di fatto. L’articolo 572 del Codice Penale stabilisce che chiunque maltratti un convivente o un componente della sua famiglia, debba essere punito con la reclusione da due a sei anni.
Vediamo adesso…
Come Diventare una Coppia di Fatto
A chiedersi come diventare una coppia di fatto sono in tanti, ragion per cui conviene chiarire una volta per tutte la questione. Per diventare coppia di fatto non è necessario un periodo di tempo definito: nella pratica, compongono una coppia di fatto due persoFne che vivono insieme, indipendentemente dal sesso, e che sono legate da un sentimento, nonché dalla volontà di assistersi reciprocamente.

Qualora i due conviventi avessero intenzione di formalizzare una “convivenza di fatto”, allora saranno tenuti ad effettuare una dichiarazione all’anagrafe del Comune di residenza. I due conviventi dovranno dichiarare all’ufficio anagrafe di voler costituire una convivenza di fatto e di aver scelto di coabitare nella stessa casa.
Che dire in caso di seperazione? Continua a leggere!
Coppia di Fatto: Separazione, Figli e Mantenimento
La legge stabilisce che i figli debbano essere gestiti da entrambi i genitori anche in caso di separazione: il dovere dei due conviventi è quello di occuparsi del mantenimento dei figli e della loro educazione in egual misura.
In caso di separazione, entrambi i partner avranno il diritto di richiedere l’affidamento condiviso. Con la legge 219/2012, il legislatore ha parificato la condizione giuridica di tutti i figli. I minori, indipendentemente dall’esistenza o meno del vincolo matrimoniale tra i genitori, vengono sempre tutelati dall’ordinamento.
Pertanto, se al momento dello scioglimento della convivenza, registrata o meno presso il Comune di appartenenza, sono presenti figli minori o maggiorenni non economicamente autosufficienti, le parti sono tenute ad avviare un procedimento per la regolamentazione dei rapporti genitoriali.
Il Tribunale, ove non sia presente un accordo tra le parti, deciderà circa l’affidamento figli coppia di fatto, l’assegnazione della casa familiare, il calendario delle visite e il contributo al mantenimento dei figli della coppia di fatto.
Vediamo ancora…
Coppia di fatto assegni familiari
È legittimo richiedere, nei confronti dell’ex convivente, il risarcimento dei danni per violazione degli obblighi familiari (sentenza numero 15481/2013).
Ciò può accadere qualora uno dei partner, in determinate condizioni, dovesse privare l’altro della necessaria assistenza materiale e morale. Un esempio valido è quello di un uomo che, dopo una lunga convivenza con la sua compagna incinta, decide di interrompere la relazione, abbandonandola in condizioni economiche precarie.
Anche senza l’esistenza di alcun legame matrimoniale, il convivente leso nei propri diritti di assistenza potrà rivolgersi al tribunale e chiedere un risarcimento. Per quanto riguarda i conviventi che decidono di separarsi, invece, non vengono applicate le stesse norme riguardanti i coniugi.
Diversamente da quanto accade nelle coppie sposate, il convivente non ha diritto a ricevere un assegno di mantenimento da parte dell’ex, a meno che non versi in condizioni economiche precarie. Anche in caso di condizioni difficili, l’articolo 1 comma 65 della legge 76/2016 limita il periodo durante il quale l’ex convivente è tenuto a versare gli alimenti all’altro, affermando che l’assegno è dovuto per un tempo stabilito in misura proporzionale alla durata della convivenza.
L’importo, invece, viene stabilito tenendo conto dell’effettiva necessità della parte richiedente. Inoltre, vale la pena evidenziare come l’ex convivente sia tenuto a versare l’assegno soltanto qualora non lo facciano i genitori, i figli, le nuore o i generi della persona in stato di necessità.
E nel caso di persone straniere?
Coppia di Fatto e Permesso di Soggiorno
La legge numero 76/2016 non prevede in maniera esplicita la possibilità di ottenimento del permesso di soggiorno per il convivente di fatto, a differenza di quanto accade nelle unioni civili equiparate al matrimonio.

Questa legge, però, ha finalmente offerto un preciso inquadramento normativo alle coppie di fatto. Ma non solo. Ha reso più semplice l’applicazione dell’articolo 3, comma 2, lettera b, del decreto legislativo numero 30/2007.
Quest’ultimo stabilisce come i Paesi dell’Unione Europea debbano agevolare l’ingresso e il soggiorno delle persone legate a cittadini UE, la cui unione sia attestata attraverso un documento ufficiale dal Paese in cui risiede il cittadino UE. La sentenza numero 5040/2017 estende l’articolo 3, comma 2, lettera b del decreto legislativo numero 30/2007 anche ai fini del riconoscimento del permesso di soggiorno per motivi familiari.
Pertanto, uno straniero che convive stabilmente con un cittadino italiano ha tutto il diritto a richiedere il permesso di soggiorno. In buona sostanza, l’applicazione delle norme appena citate stabilisce come il diritto di soggiorno non sia una prerogativa esclusiva del matrimonio.
Tuttavia, per ottenerlo è fondamentale dimostrare che la convivenza sia stabile e duratura e che la parte interessata tragga dal rapporto mezzi leciti di sostentamento (Tar Liguria, sentenza numero 25/2015). Inoltre, vale la pena sottolineare come uno straniero che convive con una donna incinta non possa essere espulso dal Paese (sentenza numero 3373/2014).