Il tema del Cyberbullismo in Italia, in via di espansione a causa del sempre maggior peso rivestito dai social e da Internet, rimane poco noto ai più, in particolare alla fascia preadolescenziale e adolescenziale, che è paradossalmente la diretta interessata dal fenomeno.
Occorre però specificare come il mondo degli adulti non sia immune, e come questo possa avere delle gravi ripercussioni su chi subisce questo tipo di violenza.
Vediamo quindi di cosa si tratta nello specifico e cosa prevede la legge italiana in merito a questo reato.
Iniziamo.
Cyberbullismo Definizione
Per lungo tempo non è stata coniata una definizione di Cyberbullismo vera e propria. Tuttavia, in un mondo in cui la linea di confine tra vita online e offline sembra essersi sbiadita, si è reso necessario descrivere e normare anche le azioni moleste perpetrate per via telematica.
Per Cyberbullismo quindi, si intende un insieme di atti intimidatori di natura diffamatoria e offensiva, praticati in modo continuo e ripetuto attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla rete, ai danni di una persona percepita dal branco come “debole”.
La reiterazione è quindi una caratteristica fondamentale perché un atto di molestia via web ricada nella definizione di Cyberbullismo.
Il fenomeno in Italia ha visto una diffusione crescente negli ultimi anni: uno studio del 2015 mostra come su un campione di 1387 studenti delle scuole medie superiori, l’1,3% affermi di essere stato vittima di ripetute offese in rete, mentre su un gruppo di 545 studenti delle scuole medie inferiori, lo siano stati il 3,8%. Molti dei ragazzi intervistati inoltre hanno affermato di non conoscere la definizione di Cyberbullismo, a riprova del fatto che mettere a fuoco la linea di demarcazione tra battuta e offesa, tra episodio singolo e attacco sistematico non sia cosa da poco e richieda una giusta informazione sul tema, che dovrebbe essere affrontato in primis dalle scuole.
Il raggio d’azione del Cyberbullismo è amplissimo, proprio perché si serve della rete e di Internet.
Alcuni esempi delle categorie in cui viene diviso il fenomeno per poter essere meglio individuato, sono:
Questi atti rientrano a tutti gli effetti nella definizione di Cyberbullismo (ufficializzata da un recente disegno di legge, come riportato più avanti in questo articolo) e avvengono secondo diverse modalità, sempre legate all’utilizzo di dispositivi tecnologici: telefonate, sms, messaggistica istantanea, e-mail, commenti molesti sui social network, interventi in forum o chat di giochi online.
Ma scopriamo subito…
Quali Sono le Forme di Cyberbullismo
Le forme di cyberbullismo includono:
- Invettive online: insulti, minacce e umiliazioni pubblicate sui social media o tramite messaggi di testo.
- Diffusione di rumors o informazioni false: la diffusione di informazioni false o calunniose sulla vittima.
- Esclusione sociale: l’esclusione volontaria o la messa in discussione della vittima da parte di un gruppo online o sui social media.
- Sfottò online: pubblicazione di foto o video imbarazzanti o privati sui social media.
- Trolling: commenti volutamente negativi, provocatori o offensivi fatti per ferire o turbare la vittima.
- Harassment online: invio ripetuto di messaggi o chiamate indesiderati o minacce.
- Catfishing: creazione di un falso profilo online per ingannare o ferire la vittima.
Bullismo e Cyberbullismo: Quali Sono le Differenze?
Apparentemente i concetti di Cyberbullismo e Bullismo sembrano essere identici. Si tratta invece di due fenomeni distinti, seppur analoghi.
Essendo infatti un’azione che prende piede in rete, esistono importanti differenze tra Cyberbullismo e Bullismo “tradizionale”, che possiamo considerare come il suo predecessore. Sono proprio queste diversità a costituirne i punti di forza, vale a dire i motivi per i quali questo tipo di interazione vede una sempre maggiore diffusione, anche in Italia, tra i giovani e i giovanissimi.
Innanzi tutto, l’anonimato garantito dal mondo virtuale porta il cyberbullo a sentirsi protetto nel suo agire e quindi anche a porsi meno limiti etici e morali. Si verifica l’estremizzazione di quanto avviene quotidianamente sui social network più conosciuti: da dietro uno schermo, l’utente si sente libero di esprimersi secondo modalità che non attuerebbe nella vita di tutti i giorni, avendo la sensazione illusoria che quanto affermato abbia un peso minore.
Nello stesso tempo colui che è oggetto del Cyberbullismo ha la percezione di essere indifeso: non poter individuare il responsabile degli atti intimidatori lo fa sentire solo e impotente, spingendolo spesso al silenzio.
In realtà, quello del Cyberbullismo è un anonimato fittizio: qualsiasi azione compiuta in rete lascia delle tracce. Si tratta solo di percorsi più difficili da individuare, che richiedono l’intervento di specialisti, come ad esempio la Polizia Postale.
Altra differenza tra Cyberbullismo e Bullismo è l’assenza di limiti temporali e spaziali: il cyberbullo può agire a qualsiasi ora del giorno e della della notte, non esiste una finestra di tempo circoscritta come quella a disposizione del “bullo” (orario scolastico, durata di un corso sportivo, orario lavorativo, ecc.). La vessazione avviene ogni volta che la vittima accede a un qualche dispositivo elettronico, in modo continuativo e senza sosta. Allo stesso modo, la diffusione del messaggio è capillare e incontrollata, raggiunge una vastità di posti inimmaginabile, compresi quelli che il soggetto molestato considera luoghi sicuri (ad esempio le stesse mura domestiche).
Infine, dalle prime due caratteristiche discende la terza: il Cyberbullismo è più difficilmente individuabile del Bullismo. La complessa reperibilità di eventuali video o immagini ne rende difficile la completa eliminazione e produce nella vittima un rinnovato senso di impotenza e insicurezza. La consapevolezza che anche una volta agito sulla fonte, i materiali pubblicati possano rimanere in rete non fa che alimentare la sofferenza di chi è oggetto di Cyberbullismo, dando più potere al persecutore.
Le storie di Cyberbullismo si stanno moltiplicando negli ultimi anni anche a causa della sempre maggiore accessibilità dei social a giovani e giovanissimi senza supervisione. Sono stati i più eclatanti casi di Cyberbullismo in Italia, agghiaccianti spaccati della faccia fuori controllo della rete, a spingere i vertici del paese a creare una legge in proposito.
Tra i casi di Cyberbullismo più gravi, si ricorda sicuramente quello di Andrea Natali, ventiseienne di Vercelli che nel 2015 si è suicidato a causa della diffusione in rete di un video che lo ritraeva vittima di un’azione di gruppo in cui veniva deriso e gettato in un cassonetto con una busta in testa. A un anno dall’evento, il giovane, caduto in una grave depressione poiché ancora preso di mira dai colleghi, non è riuscito a sostenere la situazione e si è impiccato.
L’anno precedente, una ragazzina di quattordici anni di Padova si era suicidata buttandosi dal tetto di un palazzo alto trenta metri. Era vittima di continui insulti e inviti al suicidio su Ask e già aveva manifestato il suo malessere con atti ripetuti di autolesionismo. Si tratta di un atto premeditato, tanto che la ragazza aveva lasciato cinque lettere per spiegare il proprio gesto: due ai genitori, scusandosi per il dolore che avrebbe loro arrecato, una alla nonna e due ai suoi amici.
Procedendo ancora a ritroso, si arriva al caso di Cyberbullismo che è diventato anche il manifesto della lotta al fenomeno stesso: quello di Carolina Picchio. La quattordicenne si è suicidata nel 2012, gettandosi dalla finestra della propria camera, situata al terzo piano di un palazzo. Durante una festa, spinta dallo spirito di emulazione, sperando di ricevere quell’approvazione che tanto desiderava dai suoi coetanei, si era ubriacata fino a sentirsi male. In bagno era poi stata molestata da un gruppo di ragazzi che avevano ripreso la scena postandola su Facebook. Carolina, non riuscendo a sopportare la vergogna e l’umiliazione, si toglie la vita dopo aver scritto un biglietto di addio: “Le parole fanno più male delle botte”, scrive la giovane.
Legge Cyberbullismo
Il Cyberbullismo è un reato riconosciuto ufficialmente in Italia solo a partire da quest’anno, con l’emanazione della legge n°71 del 29 maggio 2017. La legge, recante Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno di cyberbullismo, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 3 giugno 2017 ed è entrata in vigore il 18 giugno di questo stesso anno.
Con la legge sul Cyberbullismo, per la prima volta è stata data una definizione precisa del fenomeno, fornendo così i mezzi per una sua più facile identificazione.
In particolare, ci si riferisce al problema in questione come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.
Cyberbullismo e minori
Il Cyberbullismo viene considerato tale se rivolto a un soggetto minorenne. In caso contrario si sfocia nella Cybermolestia, ovvero un atto intimidatorio che avviene tra adulti o tra un adulto e un minorenne.
Nel caso in cui la vittima del reato abbia un’età inferiore ai quattordici anni, i genitori o chi gestisce la responsabilità genitoriale si faranno carico della denuncia. All’atto pratico il soggetto molestato o chi per lui può richiedere al gestore del sito internet, del social media in cui sia stato rinvenuto materiale minatorio o diffamatorio, l’oscuramento dei contenuti. Qualora i dati in questione non vengano rimossi entro ventiquattro ore, la richiesta può essere inoltrata al Garante per la tutela dei dati personali, che provvederà all’eliminazione entro quarantotto ore.
Allo stesso modo, il responsabile dell’atto di Cyberbullismo risulta imputabile qualora abbia compiuto almeno quattordici anni di età e sia in grado di intendere e di volere nel momento in cui si verifica il fatto. Qualora invece sia un preadolescente al di sotto dei quattordici anni di età, sono i genitori a essere tenuti a risarcire il danno, in quanto responsabili di “culpa in educando”. In questo secondo caso è impossibile sfociare nel penale, poiché tale responsabilità è sempre personale.
L’unico modo in cui i genitori possono sottrarsi al risarcimento del danno provocato dal figlio, è dimostrando di aver fatto di tutto per prevenirlo. Nel caso di Cyberbullismo si tratta di un’ipotesi remota, poiché la reiterazione insita nella definizione stessa del fenomeno fa decadere l’imprevedibilità del fatto, basilare per poter provare l’impossibilità di impedirlo.
Ma ti starai chiedendo:
Quali Sono i Rischi del Cyberbullismo?
Il cyberbullismo può causare danni psicologici gravi come ansia, depressione, isolamento sociale e, in rari casi, persino il suicidio. Può anche danneggiare la reputazione e la privacy della vittima, causare problemi legali e minare la fiducia nelle relazioni online.
Inoltre, il cyberbullismo può avere conseguenze negative per la scuola o il luogo di lavoro della vittima e persino influire sulle opportunità future.
Cyberbullismo e scuola
La legge sul Cyberbullismo promuove anche una serie di iniziative e di progetti scolastici volti all’educazione per l’utilizzo responsabile dei mezzi telematici, oltre che delineare le responsabilità di dirigenti e insegnanti.
É d’obbligo per l’istituzione scolastica individuare all’interno del corpo docente un referente che svolga il ruolo di coordinatore delle iniziative volte alla prevenzione del Cyberbullismo, oltre che attuare una formazione e sensibilizzazione di tutto il personale scolastico riguardo a questa tematica.
Qualora il dirigente scolastico venga a conoscenza di un’azione di Cyberbullismo all’interno dell’istituto, deve procedere immediatamente ad avvisare i genitori di tutti i minori coinvolti. Nel caso in cui l’atto si consumi all’interno dell’istituzione scolastica, la responsabilità (qualora venga sporta una denuncia da parte di terzi) si estende alla pubblica amministrazione se la scuola è pubblica, alla proprietà dell’istituto se la scuola è privata.
Quante Persone si Sono Suicidate Per il Cyberbullismo?
Non esiste un numero preciso di persone che si sono suicidate a causa del cyberbullismo, ma si sa che il cyberbullismo può avere conseguenze tragiche e che molti casi di suicidio sono stati attribuiti a questo fenomeno.
È importante sottolineare che il cyberbullismo è un problema serio che può avere conseguenze psicologiche negative sulla vittima e che è fondamentale prenderlo sul serio e agire per proteggere coloro che potrebbero essere vittime di questo comportamento.
Cyberbullismo Film
Nel corso degli anni sono stati realizzati numerosi serie televisive film sul Cyberbullismo.
Tra i più famosi troviamo Cyberbully, film americano del 2011 che è stato accolto positivamente dalla critica proprio per il modo realistico di trattare il tema.
Altro film interessante è Chatroom, in cui un adolescente con problemi relazionali nei confronti dei genitori, crea una cerchia di amicizie virtuali che cerca di spingere al suicidio.
Infine, recentemente, ha avuto molto riscontro la serie televisiva prodotta da Netflix, Tredici. La serie affronta varie problematiche adolescenziali tra cui proprio quella del bullismo, che essendo perpetrato attraverso vie telematiche rientra nella definizione di Cyberbullismo.
Qual è il tuo pensiero l’argomento? Sei mai stato vittima di Cybermolestia? Scrivilo in un commento e metti “mi piace” all’articolo se l’hai ritenuto utile.