Cos’è e Cosa Significa “Emotività”?
Il significato dell’emotività è spesso contraddittorio, in quanto può assumere un’accezione positiva o negativa in base al contesto.
Le emozioni positive come felicità, soddisfazione o gratificazione sono sensazioni piacevoli che portano benessere alla persona che le prova, se sono espresse senza eccessi.
In altre parole la felicità, a titolo esemplificativo, non deve essere manifestata come euforia fuori luogo e in modo sguaiato, con urla o pianti di gioia, eccetto casi eccezionali.
Le emozioni negative, come rabbia, tristezza o paura sono come le precedenti una risposta a stimoli esterni, ma, anche in questo caso, in base a come vengono esternate, risultano socialmente accettate o stigmatizzate.
In generale la definizione di emotività si rifà a una spiccata sensibilità rispetto agli altri e ai fatti piacevoli o spiacevoli che accadono intorno, con una predisposizione all’empatia e all’attenzione dirette più al prossimo che verso se stessi.
Ma continua a leggere e scopri…
Quali Sono i Sintomi dell’Emotività
Essere particolarmente emotivi può creare qualche disagio, specie se non si riescono a controllare le reazioni agli eventi o ai comportanti nella vita di relazione.

I sintomi dell’emotività sono dei tratti distintivi che caratterizzano persone particolarmente altruiste e che hanno una capacità innata quanto spiccata di mettersi nei panni degli altri.
Gli studi che si sono susseguiti nel settore della psicologia clinica confermano che l’emotività è un tratto caratteristico e innato della personalità.
Si manifesta quindi fin dall’infanzia e si nota come i bambini particolarmente sensibili piangono più facilmente, si commuovono anche guardando un cartone animato o ascoltando una canzone e, allo stesso tempo, manifestano i sentimenti negativi, come paura e rabbia, in modo molto più accentuato.
Sono peculiarità che si evidenzieranno con tutta probabilità anche nella vita adulta, dove nella maggior parte casi si impara a gestire l’emotività, mentre in altri si profila il bisogno di un aiuto psicoterapico, per imparare a modulare la sensibilità correlata al recepimento delle stesse emozioni.
I sintomi che si avvertono sono quelli di chi opera scelte e reagisce non in base alla razionalità, ma alla spinta del sentimento prevalente.
In tal senso il comportamento è caratterizzato da reazioni istintive, veloci e con slanci che solitamente nelle persone con un profilo razionale sarebbero meno evidenti o del tutto assenti.
Il soggetto emotivo non riesce a trattenere quello che prova nel bene e nel male, ma non si tratta propriamente di faciloneria o cattiveria, piuttosto di un irrefrenabile bisogno di manifestare certe emozioni.
La persona emotiva potrebbe, quindi, disperarsi al solo vedere una scena in un film o piangere di gioia per un “normale” regalo di compleanno.
Allo stesso modo anche l’impeto alla risata per esprimere felicità risulta difficile da controllare senza apparire sguaiati o fuori luogo.
In definitiva sono soggetti che esternano senza filtri il loro sentire e mostrano la capacità di entrare facilmente in comunicazione con la parte più intima e nascosta del prossimo.
In questo la loro sensibilità li porta ad andare oltre l’apparenza, senza cadere nell’ingenuità o nella prevaricazione, ma solo per puro altruismo rispetto ai bisogni delle persone con cui instaurano spontanei rapporti interpersonali.
In tal senso non è sempre necessario che si tratti di persone conosciute da tempo, perché il loro approccio è lo stesso anche con semplici conoscenti o addirittura con estranei.
Questa estroversione e il desiderio stringente del senso di appartenenza a gruppi, che si tratti della famiglia o di altre agenzie di socializzazione, presenta anche il risvolto della medaglia.
La sensibilità emotiva porta a stati ansiosi che possono essere provocati da consueti e normali problemi sul luogo di lavoro o a scuola, fino ai sensi di colpa quando gli emotivi pensano di aver commesso un qualsiasi errore, anche piccolo.
I rimorsi di coscienza li inducono al logorio e a pensieri insistenti che provocano insonnia e preoccupazione generalizzata, fino a un senso di disagio o vergogna.
Tendono a essere molto severi con se stessi e si rimproverano di non “aver fatto abbastanza”, o temono di ferire gli altri con le parole o i fatti che possono essere fraintesi.
La sofferenza che si vive è realmente percepita come un dolore intimo che porta stress e danni alla salute dell’organismo nel lungo periodo.
La forte sensibilità unita all’emotività provocano in questi soggetti un turbinio di sentimenti e per questo passano dalla rabbia alla gioia in pochi minuti e in risposta a uno stimolo esterno. La precisazione è d’obbligo riguardo al fatto che non si tratta di una deriva verso un patologia come il bipolarismo.
La capacità di captare anche i più piccoli particolari che ad altri sfuggono li rendono estremamente ricettivi riguardo agli stati d’animo altrui, a eventi, situazioni e a potenziali pericoli.
Quando l’emozionalità si subisce per questi soggetti può diventare patologica, in quanto li scuote nell’intimo e hanno bisogno di un aiuto per imparare e gestirla.
Analizziamo un altro tipo di emotività! Continua a leggere.
Emotività Espressa: Cos’è?
La sensibilità in relazione alle patologie psichiatriche ha molte facce e su questo assunto si può scoprire cos’è l’emotività espressa.
Il termine fu coniato nel ’58 da un gruppo di psicologi con a capo il londinese George W. Brown che analizzò l’influenza dell’ambiente famigliare rispetto al manifestarsi della schizofrenia e alle sue recidive.
L’emotività espressa riguarda quindi la manifestazione dei sintomi patologici del paziente schizofrenico che si palesano principalmente in famiglia.
I componenti possono reagire in modi diversi:
- con le critiche, magari non comprendendo fino in fondo il grave cambiamento in atto;
- con l’ostilità verso atteggiamenti che ritengono inopportuni e non sanno decifrare;
- con l’ipercoinvolgimento della famiglia, espresso anche con un interessamento estremamente invadente, ma non sostenuto da reale affetto filiale.
La dottoressa Christine Vaughn ha paragonato il concetto di emotività espressa alla “temperatura emotiva” del contesto famigliare, per misurare quanto è intensa la risposta dei membri in un certo lasso di tempo.
Questo tipo di “risposta” con tratti comunque negativi, si contrappone ad atteggiamenti protettivi rispetto al componente schizofrenico, con commenti positivi e calore affettivo, fino a negare l’esistenza della malattia.
Questo determina un grave ritardo nell’attuazione delle cure e una diagnosi infausta per la guarigione dei pazienti con manifestazioni sintomatologiche gravi.
Lo studio relativo al contesto familiare conferma il ruolo predittivo del concetto di emotività espressa riguardo a questa grave patologia psichiatrica e alle sue recidive.
Ma vediamo anche…
Cos’è L’emotività Eccessiva?
Per comprendere cos’è l’emotività eccessiva si può osservare l’opera correttiva dei genitori che durante l’infanzia ordinano al bambino di “smettere di piangere” o di “non ridere”, perché è considerato sconveniente o disturbante.

Nella vita adulta l’esternazione delle emozioni deve essere compassata, regolata e mai fuori dalle righe, a prescindere dall’intensità o la gravità degli stimoli esterni.
In altre parole si può piangere a dirotto o urlare per una catastrofe naturale o se si è colpiti da un lutto, ma non è socialmente accettato farlo per una parola fuori posto o per un film alla TV o al cinema.
Lo stesso vale per le emozioni di felicità e per quelle positive in generale, che devono essere espresse in modo consono e mai esagerato.
Per definire, dunque, l’emotività eccessiva bisogna chiamare in causa i comportamenti socialmente accettati e consueti, che possono anche essere relativamente lontani da quello che potrebbe considerarsi un tratto della personalità emotiva.
Questi soggetti vivono la quotidianità delle relazioni in modo molto intenso e non di rado questa attitudine è associata ad atteggiamenti cosiddetti nevrastenici.
Si manifesta con accelerazione del battito cardiaco, rossore, capogiri, mancamenti, poliuria (aumento della minzione), comparsa di tic, spasmi e sudorazione abbondante o assente.
È l’espressione di personalità insicure e assai critiche verso se stesse che può manifestarsi dopo traumi o per l’educazione ricevuta in famiglia.
Sicuramente ti starai chiedendo:
Come Gestire l’Emotività?
Gestire l’emotività non è semplice e quando si è ipersensibili è necessario chiedere aiuto a uno psicoterapeuta.
L’obiettivo è imparare come controllare l’emotività senza rispondere in modo eccessivo agli stimoli che arrivano dall’esterno.

La rimodulazione delle emozioni passa dall’autoregolazione che viene appresa attraverso la terapia cognitivo-comportamentale.
La stessa autoregolazione ds basa su 3 assunti:
- accettare quello si prova senza rimproverarsi o giudicare, ma accogliendolo con positività;
- imparare ad ascoltare il proprio corpo e capire come prova un’emozione mettendo in contatto la mente con l’organismo;
- imparare l’alfabetizzazione emotiva che permette di esprimere i sentimenti con la giusta intensità e il corretto valore.
Tutto questo non esclude che ognuno ha il diritto di provare emozioni e di esternarle con una certa incisività, se è quello che prova intimamente.
Ma parliamo di un altra casistica: la…
Crisi Emotiva: Cos’è e Come Superarla
Per comprendere cos’è la crisi emotiva si può utilizzare la metafora di un mare in tempesta, dove il mare è la mente e la tempesta sono un turbinio di emozioni che portano confusione.
I sentimenti che prevalgono e possono sopraffare la persona emotivamente in lotta sono la paura, una preoccupazione serpeggiante, la rabbia, la tristezza, ma anche un barlume di speranza che qualcosa possa accadere per riportare tutto alla normalità.
Il soggetto però non è in grado di uscirne da solo e sperimenta uno stato di imprigionamento e impotenza rispetto a una strada del tutto ignota.
La crisi emotiva può avere una durata variabile e arrivare a sconvolgere l’esistenza anche per qualche mese.
Le cause sono relative a importanti cambiamenti che possono riguardare qualsiasi aspetto della vita e comparire a qualsiasi età, specialmente durante l’adolescenza.
Per uscire da una crisi emotiva si può chiedere un aiuto psicologico, dove ancora una volta la terapia cognitivo-comportamentale può essere provvidenziale.
È utile anche trovare motivi di svago, impegnare la mente con qualcosa che appassiona, scrivere, rifugiarsi in famiglia o ritirarsi in un luogo in solitudine che trasmette pace o è legato a ricordi felici.
Ma esiste un…
Trattamento Farmaceutico contro L’emotività
Esistono anche dei farmaci per l’emotività (eccessiva), e devono essere sempre prescritti dal medico di famiglia o dallo psichiatra. È chiaro che sono consigliabili solo nei casi più gravi di crisi emotiva o stati alterati.
Si tratta soprattutto di ansiolitici e benzodiazepine, ma anche anti depressivi e betabloccanti.
Questi agiscono in modo efficace sullo stress e l’agitazione, portando a uno stato di serenità ed equilibrio emotivo, agevolato anche dalla psicoterapia.