Gaio Valerio Catullo (in latino: Gaius Valerius Catullus; Verona, 84 a.C. – Roma, 54 a.C.) è stato un poeta romano. Il poeta è noto per l'intensità delle passioni amorose espresse, per la prima volta nella letteratura latina, nel suo Catulli Veronensis Liber, in cui l'amore ha una parte preponderante, sia nei componimenti più leggeri che negli epilli ispirati alla poesia di Callimaco e degli Alessandrini in generale.

Odio e amo

Odio e amo. Perché lo faccia, ti chiedi forse.
Non lo so, ma sento che succede e mi tormento.

Catullo

Nessuna donna può dire di essere stata amata davvero,
quanto tu sei stata amata da me.
In nessun patto vi fu mai tanta fiducia
quanta ti ha rivelato questo mio amore

Catullo

Viviamo e amiamo

Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille,
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto.

Catullo

Il sole può tramontare e risorgere; per noi quando la breve luce si spegne resta un’unica eterna notte da dormire.

Catullo

Se dio vorrà, uno di questi giorni, mio Fabullo, da me cenerai bene: ma con te porta una cena abbondante e squisita, una ragazza in fiore, vino, sale e tutta la tua allegria. Solo così, ripeto, amico mio, cenerai bene, perché il tuo Catullo ha la borsa piena di ragnatele. In cambio avrai un affetto sincero e tutto ciò che è bello e raffinato: ti darò un profumo che la mia donna ha avuto in dono da Venere e Amore. Quando l’odorerai, prega gli dei, Fabullo mio, di farti tutto naso.

Catullo