Il discorso dell’introspezione è dibattuto sin dall’antica Grecia, quando lo stesso Platone suggeriva di analizzare i nostri stessi pensieri, rivedendoli fino a capire cosa essi significano davvero per noi; la disquisizione è poi proseguita in ambito psicologico e filosofico.
Ma che significa essere introspettivi? E in che modo è possibile fare introspezione?
Approfondiamo l’argomento in questa nuova guida.
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Introspezione Significato
Introspezione definizione: fare introspezione significa dar vita a un processo della mente attraverso il quale un soggetto si guarda dentro e cerca di esaminare le sue esperienze: osservando ciò che avviene nella sua coscienza, cerca di conoscersi meglio.
L’introspezione è l’abilità di riflessione che la mente ha e che le consente di diventare consapevole dei suoi stati facendo riferimento ad essi.
La capacità introspettiva è del tutto soggettiva, giacché significa che il soggetto guarda dentro se stesso con criteri personali che seguono la sua realtà.
L’introspezione non può dunque essere oggettiva, sebbene si possa affermare, da un certo punto di vista, che è come uno sdoppiarsi, poiché un soggetto guarda se stesso come oggetto d’osservazione e contemporaneamente indossa anche gli abiti dell’osservatore.
Fare introspezione significa allenarsi, poiché per riuscire a farlo servono pazienza e allenamento: conta tanto l’atteggiamento che si assume, occorre dotarsi di desiderio di verità per non auto-ingannarsi.
Quando un soggetto si trova a vivere una determinata contingenza, è importante che egli trovi la calma e che si fermi prestando attenzione a stesso, ascoltandosi; solo così potrà capire realmente quali sono le sue sensazioni interiori. Connettendosi con le proprie emozioni ed evitando di essere vittima degli impulsi, una persona introspettiva potrà capire il suo stato interiore in merito a una data situazione.
Il processo introspettivo porterà la persona che intraprenderà un percorso fatto di cauta riflessione, a capire chi è e cosa sente, fino a imparare qualcosa di sé che gli consentirà di avere una crescita spirituale. Un viaggio nell’introspezione che porta a dei risultati è quello che darà gli strumenti per modificare le situazioni da fronteggiare, avanzando man mano nel proprio percorso personale.
Un soggetto disposto a fermarsi lungo il suo cammino e a concentrarsi su ciò che ha dentro, sulla sua essenza, fa un passo importante, così come lo stare in silenzio e in ascolto di se stesso, diventando un obbiettivo osservatore distaccato di situazioni esterne, come se non fossero sue. Chi avrà la pazienza di fare questo, diventerà capace di operare radicali cambiamenti nella sua vita, all’insegna della consapevolezza.
L’introspezione Psicologica
Esiste uno studio eseguito da un team di Neuroscienziati dell’Università di Medicina di Georgetown, il quale ha elaborato le tecniche di visualizzazione cerebrale per relazionare la capacità di comprendere il punto di vista di un’altra persona con la sincronizzazione del modo di operare di alcune regioni cerebrali.
Queste aree che sono divise tra loro, iniziano a collaborare solo intorno ai sei nove anni d’età. Questa regioni si attivano durante il riposo psichico ed è opinione comune quella di affermare che questo processo sia la chiave usata da un soggetto durante un processo di introspezione psicologica e il suo significato per capire gli altri oltre che se stesso, generando pensieri, desideri e intenzioni attraverso la memoria autobiografica.
I bambini sviluppano dunque la capacità di fare un viaggio introspettivo durante la crescita cerebrale, prima della quale ha invece predominanza l’egocentrismo, inteso nel senso di “auto-centrati”: ovvero per loro è normale che tutti vedano le cose come fanno loro, essi non hanno alcuna prospettiva.
La sincronia tra le aree, ad esempio, non sempre avviene nei soggetti autistici, infatti per loro non è spontaneo eseguire un processo introspettivo psicologico e dunque ritengono che gli altri pensino ciò che per loro è naturale che sia, come se le altre persone fossero nella loro mente.
Una persona che pratica un’ autoanalisi psicologica può invece vedersi come soggetto e come osservatore, può analizzare i propri sentimenti ed emozioni, immaginandosi al posto di qualcun altro, per capire come egli reagirebbe in quelle circostanza e per comprendere cosa prova in quella situazione.
I deficit riscontrati dal metodo introspettivo sono dati, tuttavia, proprio dal fatto che esso è soggettivo e richiede pertanto un supporto oggettivo che consenta l’osservazione di manifestazioni esterne dei fatti mentali da soggetti terzi.
Il Metodo Introspettivo di Wundt
Wilhelm Wundt è il padre fondatore della psicologia scientifica, egli infatti creò il primo laboratorio di psicologia sperimentale universitario e fu un evento molto importante giacché per la prima volta i processi psichici erano sottoposti ad analisi introspettiva fatta con metodi sperimentali, i quali segnavano una rottura con gli approcci filosofici.
Wundt è anche considerato il padre dello strutturalismo, poiché egli esamina la struttura dei processi mentali.
Il Tema Introspettivo: Romanzo, Musica, Libri
Come è possibile immaginare il tema introspettivo assume grande fascino soprattutto per coloro che cercano di scavare e osservare profondamente dentro se stessi.
E’ dunque possibile farlo anche praticando specifiche letture o ascoltando generi musicali particolarmente introspettivi.
Il romanzo introspettivo nasce a cavallo dell’ottocento e del novecento e la sua caratteristica è quella di dare grande risalto alle peculiarità mentali dei suoi protagonisti. Nel romanzo introspettivo domina il mondo interiore dei protagonisti, i loro sentimenti, pensieri e processi mentali, le loro riflessioni e gli stati d’animo.
I primi libri introspettivi che testarono questo genere furono Uno, nessuno, centomila di Pirandello e La coscienza di Zeno di Svevo; entrambi gli autori erano colpiti dalle recenti scoperte freudiane, al punto da dar vita a personaggi intenti a compiere un viaggio dentro se stessi. In questi casi il viaggio però non trova sbocco, al punto che essi dentro se stessi si perdono nell’angoscia e nella paura. Nella stesura di questi romanza conta il racconto di cosa accade dentro, lo spazio o il paesaggio esterni, fuori, perdono importanza ed assumono un ruolo marginale. I grandi pensatori come Wilde, D’Annunzio o Flaubert perdono fiducia nella possibilità di conoscere in modo razionale il mondo esterno e si rivolgono dunque all’osservazione della coscienza.
Un gruppo di neuroscienziati ha verificato che esiste anche la musica introspettiva, sebbene essa non sia la stessa per tutti, come non è lo stesso il viaggio che si verifica dentro ogni persona. Per alcuni la musica introspettiva è la classica o quella lounge, che guidano con le loro note rilassate attraverso il percorso di lettura del proprio sé. Per altri ancora, la musica introspettiva può essere quella che è composta da testi di profonda riflessione come quelli di diversi cantautori italiani, quali Ivano Fossati, Franco Battiato, Francesco Guccini, i quali, come gli autori dei romanzi, prestano molta attenzione alla riflessione, al ruolo dei sentimenti e agli stati d’animo. Analizzano insomma gli accadimenti e le sensazioni con le quali li vive introspettivamente, chi li ha vissuti.
Chi sta facendo questo percorso introspettivo, infine, ha a disposizione dei supporti in materia, poiché esistono molti libri e continuano ad esserne pubblicati, proprio in virtù del fatto che la crescita interiore attraverso il percorso introspettivo, attualmente, è reso necessario più che mai.
In un’epoca nella quale materialismo e successo economico sono considerati una meta che non ammette esclusione di colpi, nella quale la superficialità e il chiasso hanno portato a dimenticare ciò che conta davvero, tanti libri ci aiutano a seguire un percorso più sobrio, autentico e virtuoso.
A tal proposito, alcuni autori che possono guidare lungo la strada introspettiva possono essere Eckhart Tolle, il monaco buddista Thich Nhat Hanh, Yogananda, Andrea Panatta, Deepak Chopra.
Hai mai intrapreso un percorso introspettivo?