Nel parlare di ipocondria e del suo significato possiamo affermare che si tratta di un disturbo di natura psichica che colpisce le persone che manifestano eccessiva preoccupazione per le proprie condizioni di salute.
I soggetti che sono affetti da questo fastidio tendono ad esasperare qualsiasi malanno o segnale proveniente dal loro corpo e vivono con la costante paura delle malattie gravi o, addirittura, che la morte possa colpirle. Questa preoccupazione resta invariata anche dopo aver consultato un medico e aver ricevuto delle
Il termine ipocondria deriva dal greco e dalla medicina di Ippocrate, definita ippocratica. Quando il medico, geografo e aforista greco diede la definizione di questa patologie, la indicò come “il male degli ipocondri”, riferendosi a quella zona di addome, posizionata tra le costole e lo stomaco che, secondo alcuni studiosi dell’epoca, era, insieme alla mente, la parte del corpo responsabile delle variazioni di umore.
Secondo gli antichi Greci lo stomaco e tutta la zona del diaframma era la sede dei sentimenti, da qui il detto “agire di pancia“, ossia con passione e non utilizzando la ragione.
Oggigiorno sappiamo che questo tipo di disturbi sono di origine psichica e che lo stomaco, il fegato e la milza hanno poco, se non nulla, a che vedere con la gestione di questi fenomeni.
Secondo i dati registrati sul DSM IV, ossia il manuale statistico medico che annovera numerosi disturbi psichiatrici, l’ipocondria colpisce il 10% della popolazione a prescindere dal genere.
In sostanza, tanto le donne quanto gli uomini possono mostrare questa patologia e il fattore vecchiaia non ha alcuna influenza su questo disturbo che, infatti, generalmente si manifesta in giovane età e può durare anche dopo i 60 anni.
Sull’ipocondria sono stati scritti numerosi studi e, evidentemente, è uno dei disturbi più conosciuti, tant’è che se ne hanno testimonianze già a partire dall’epoca antecedente l’avvento del cristianesimo. Oltre ai medici e agli alchimisti, ad occuparsi di questa patologia sono stati anche gli artisti e gli autori di tragedie, ne è un esempio la famosissima opera “Il Malato Immaginario” di Molière che, nel Seicento, ha realizzato una delle sceneggiature più rappresentative di questa malattia.
Non a caso il protagonista, in una delle sue battute, afferma: “Infermo e malato come sono, voglio procurarmi un genero e dei parenti medici, per avvalermi di buone difese contro la mia malattia, avere nella mia famiglia la fonte dei rimedi che mi sono necessari, anche per consulti e ricette“.
Anche il grande psicanalista Freud si è occupato dell’ipocondria definendola una patologia dell’Io, mentre il filosofo Galimberti, nella sua opera “Dizionario di Psicologia”, liquida la questione indicandola come un’inutile preoccupazione del proprio stato di salute.
Stando all’interpretazione dello psichiatra Vittorino Andreoli l’ipocondria può essere definita come “il male che non c’è”, in cui il malato si crogiola come se bramasse la malattia e la morte che ne consegue.
Forse non tutti sanno che alcuni personaggi famosi che hanno fatto la storia del cinema, dell’arte, del teatro hanno sofferto di questo disturbo. Uno di questi è l’attore-regista Woody Allen, che ha usato questa patologia come musa di molte delle sue rappresentazioni cinematografiche.
Ipocondria Sintomi
In che modo si manifesta il disturbo psichico nel soggetto ipocondriaco?
Chi soffre di questa malattia non prova alcun dolore fisico reale ma solo una serie di sensazioni, tutte negative, che sono indotte dalla sua mente e dalla sua paura nei confronti delle malattie e della morte.
I sintomi fisici dell’ipocondria sono principalmente tre e si tratta di sensazioni. In pratica per poter definire un ipocondriaco questi sono i sintomi da prendere in considerazione:
- la preoccupazione che deve avere una durata superiore ai sei mesi, per poter essere collegata al disturbo dell’ipocondria, e che deve essere relativa alla paura di contrarre o di avere già contratto una malattia grave o fatale;
- l’attenzione che deve essere sempre relativa alla suo stato di salute e che può manifestarsi con continui e inutili controlli medici tuttavia, anche se in casi particolarmente rari, si può parlare di ipocondria anche quando il soggetto si rifiuta di sottoporsi a qualsiasi tipo di procedura medica, con lo scopo effettuare uno screening, per paura di scoprire di avere qualche malattia;
- sottrarsi a qualsiasi circostanza che potrebbe, potenzialmente, mettere a rischio al sua salute.
Affinché uno psichiatra possa definire un soggetto ipocondriaco, è necessario che tutti questi sintomi fisici non siano collegati con alcuna patologia realmente esistente, neanche di lieve entità perché, in un caso del genere, non ci si troverebbe più di fronte ad un soggetto ipocondriaco ma ad un individuo che soffre di ansia da malattia.
A tale proposito occorre dire che i sintomi che rappresentano le cause dell’ipocondria rendono il processo di riconoscimento della malattia piuttosto complesso anche perché, spesso, si tratta di sensazioni che possono essere tipiche anche di altri disturbi di natura psichica, come l’ansia da malattia o l’ansia in genere. In quest’ultimo caso la differenza è data dal fatto che i soggetti che soffrono d’ansia tendono ad avvertire dei sintomi fisici reali e non immaginari, come nel caso dell’ipocondriaco.
Le distinzioni con altre patologie di natura psichiatrica diventano più nette se si parla di attacchi di panico, che in genere si manifestano anche per eventi che non hanno nulla a che vedere con l’ansia e l’ipocondria.
Le persone che soffrono di ipocondria sono delle vere e proprie enciclopedie mediche. La loro paura di ammalarsi li spinge a documentarsi, in questo modo raccolgono un’infinità di informazioni sulle più svariate malattie. Tuttavia il loro approccio non è di natura scientifica, ma è un mero tentativo di confrontare i propri sintomi con quelli tipici di alcune malattie e ovviamente il soggetto interpreta le informazioni secondo il proprio livello socio-culturale ma soprattutto influenzato dal suo disturbo ipocondriaco.
Molto spesso, tra le manifestazioni che definiscono questa malattia, ci sono numerosi esami e visite mediche che il soggetto ipocondriaco si prescrive da solo convinto che i medici, quelli veri, abbiano sottovalutato il suo problema di salute. In alcuni casi, il malato arriva anche a prescriversi delle terapie a base di farmaci o di integratori.
Le persone ipocondriache non sono solo spaventate sulla possibilità di contrarre malattie gravi: questa è una paura di tutti gli essere umani. L’ipocondriaco è fermamente convinto di avere una malattia grave e rimane di quest’avviso anche quando gli esami clinici dimostrano il contrario.
La sensazione che prova, di fronte agli controlli clinici che non confermano la sua presunta malattia, è di sconforto e di solitudine.
I soggetti che soffrono di ipocondria si sentono soli contro tutto e tutti. I parenti, gli amici, i medici gli dicono “non c’è nulla che non va, stai bene”, mentre lui continua a credere di essere l’unico a preoccuparsi, giudicando gli altri troppo approssimativi e superficiali.
Tra un malato ipocondriaco e un malato reale non si presentano molte differenze, perché i sentimenti come angoscia, paura, incertezza e tristezza sono esattamente gli stessi. Questo rende un ipocondriaco malato tanto quanto una persona che è affetta da patologie gravi e reali.
L’ipocondria può essere di tre diversi tipi:
Ipocondria Cure
Come combattere l’ipocondria?
Curare l’ipocondria da soli è un’impresa ardua, se non impossibile.
La patologia appena descritta ha una matrice psicologica, pertanto per essere curata è necessario intervenire su due fronti: farmacologico e psicologico.
In entrambi i casi, la guarigione non è garantita e tutt’oggi non esistono dei medicinali specifici per risolvere questo disturbo, ma solo farmaci che modificano alcuni dei sintomi provati dai pazienti.
Allora come guarire dall’ipocondria?
Per superare l’ipocondria, tra il trattamento con i medicinali e quello psico-riabilitativo, il secondo è quello che offre i migliori risultati.
Durante le sedute con lo psicoterapeuta si cerca di far comprendere al paziente che non è malato, che è un soggetto forte e che può contare su se stesso, ma soprattutto che deve imparare ad interpretare in modo corretto i segnali che provengono dal proprio corpo.
In sintesi, il soggetto che soffre di ipocondria si sente preso poco in considerazione dalle persone con le quali si confronta e che cercano di convincerlo che sta bene e che non deve preoccuparsi. Pertanto è assolutamente da evitare il comportamento opposto, ossa quello di sostenerlo nelle sue ansie e nelle sue paure. Un atteggiamento del genere, infatti, può offrire al paziente un conforto momentaneo, che però, proprio come un boomerang, gli si ritorcerà contro in un secondo momento, sentendosi sostenuto nelle sue fobie, aumentando però la sensazione di sconforto.
La terapia di sostegno psichico, invece, si pone come obbiettivo quello di far comprendere al paziente quali sono i meccanismi che si sono attivati nella sua mente, nella speranza che una volta resosi conto del problema la strada verso la guarigione possa essere più semplice.
In effetti, l’ostacolo maggiore, quando si prova a far ragionare un ipocondriaco, è proprio il rifiuto della patologia psichica. Le persone che soffrono di questa malattia, quando gli viene fatto notare che sono ipocondriaci, finiscono per sentirsi ancora più soli ed incompresi. Perciò nel percorso di psicoanalisi la fase più complessa riguarda proprio l’accettazione del disturbo.
Spesso, uno dei modi migliori per aiutare una persona che soffre di ipocondria consiste nel rendere più efficace i livelli di comunicazione con il suo medico.
L’obbiettivo è quello di ridurre il senso di abbandono e di incomprensione che l’ipocondriaco percepisce quando lo specialista o il medico di base tende a liquidarlo in modo frettoloso, accompagnando questo atteggiamento con una rassicurazione del tipo: “lei non ha niente, stia tranquillo/a”. Se in un soggetto non affetto da ipocondria questa frase è sufficiente a tranquillizzarsi, circa il suo stato di salute, nell’ipocondriaco l’effetto è esattamente opposto, perché la sensazione, che pervade le persone che soffrono del suddetto disturbo psichico, è di superficialità da parte del medico e quindi di distacco, di indifferenza e di errata diagnosi.
Per questo, molto spesso lo psichiatra che prende in cura un soggetto ipocondriaco prova a fare un percorso che riguarda anche il ritrovamento della fiducia nei confronti del professionista che effettua gli esami e i controlli medici. Per fare ciò, migliorare il dialogo tra paziente e medico rappresenta un grosso aiuto.
Inoltre, quando si ha a che fare con un ipocondriaco è bene seguire poche semplici regole che possono essere di supporto per il malato:
- non assecondare le sue esigenze in materia di ansia da malattia, arrivando finanche a fingere di non sentire le sue lamentele che riguardano sintomi inesistenti;
- porre l’accento sulle cose positive della sua salute, in questo modo il pazienta comincia a focalizzare la sua attenzione su questi aspetti dando meno importanza ai disturbi che pensa di avere.
Hai mai sofferto o soffri di ipocondria? Qual è il tuo pensiero in merito all’argomento? Scrivilo in un commento.