Seppur prive di basi scientifiche e dannose a livello fisico e mentale per chiunque le subisca, le terapie di conversione sono un fenomeno ancora molto diffuso nel mondo, praticate in addirittura in 80 paesi.
Tali pratiche sono finalizzate al cambiamento dell’identità sessuale o di genere di persone LQBTQ+. Nonostante la depatologizzazione dell’omosessualità da parte della comunità scientifica, tali pratiche sono ancora oggi molto utilizzate, con tecniche diverse che vanno dall’elettroshock, all’isolamento, alla privazione del cibo e all’uso di psicofarmaci.
A differenza di paesi come Spagna, Francia, Germania, Brasile, Australia e altri, in Italia non esiste una legge che vieti le terapie di conversione.
Secondo un sondaggio proposto dal Trevor Project, almeno 6 ragazzi su 10 della comunità LGBTQ+ ha raccontato di aver incontrato persone che abbiano cercato di convincerli a modificare il proprio orientamento sessuale o di genere.
Sebbene sia da molti considerata una “una pratica coercitiva e orrenda”, l’aumento dei casi risulta resta un dato di fatto.